Una delle primissime Aprilia AF1-250 Gp con motore Rotax |
Poco importa che la casa veneta da tempo faccia parte del gruppo Piaggio. Agli appassionati (della mia età almeno) resterà sempre impresso il nome e il volto di Ivano Beggio, colui che ha preso le redini della piccola impresa paterna e le ha tenute fino a farla diventare una casa motociclistica di fama mondiale, plurititolata nei gran premi.
Per quelli della mia generazione Aprilia è stata sinonimo di ciclomotori e 125 incredibili, forti nei contenuti tecnici come negli accostamenti cromatici, osando dove nessuno aveva il coraggio e per questo vicina ai giovani come del resto è giovane la sua storia. Ha forgiato, sempre grazie alla lungimiranza di Beggio e dei suoi collaboratori, la stragrande maggioranza dei talenti italiani (e non..) del motociclismo moderno che hanno ricambiato la casa veneta di allori nelle classi 125, 250 e successivamente Superbike.
Quella grande "A" tricolore ne ha fatto di strada e al posto del blasone storico ha sempre opposto una freschezza di idee e una voglia di crescere anche quando le altre italiane parevano immobili. Una casa giovane che a volte ha faticato a imporsi nelle maxi forse perché ritenuta ancora acerba o chissà.
Tuut'altra storia nelle corse, perché dai primi tentativi molto simili a quelli tentati dalle concorrenti ha saputo puntare su ingegneri , tecnici e manager che l'hanno proiettata nell'olimpo delle grandi. Nessun timore reverenziale, arrivando a monopolizzare le classi 125 e 250 fino all'abolizione delle stesse.
Poi nuove sfide, i periodi di crisi, la cessione alla Piaggio. I puristi obietteranno che almeno all'inizio Aprilia si appoggiasse a partner motoristici tra i quali spiccava l'austriaca Rotax, ma in gran parte di queste joint venture Aprilia ha inciso fino a diventare al 100% una casa costruttrice imponendo stile, scelte tecniche, innovazioni.
La grande "A" tricolore continua il suo cammino, laddove il suo papà voleva che fosse. Tra le grandi.
Nessun commento:
Posta un commento