Sotto gli occhi dei giornalisti la Pantah 750 F1 , pronta ad essere schierata nell'omonimo campionato 1985 e in qualche sortita di quello Endurance, con i dovuti accorgimenti e l'equipaggiamento necessario.
Le foto, pubblicate su molte riviste e accompagnate da qualche dato ufficiale, confermavano il rinnovato entusiasmo della casa bolognese, prossima ormai a passare sotto la gestione Cagiva, abbandonando quella a partecipazione statale. In pieno fermento e col rischio di chiudere i battenti oppure cambiar tipologia di prodotto, la casa di Borgo Panigale stava invece pian piano imboccando la strada che di li' a poco l'avrebbe vista tra le protagoniste del neonato campionato Superbike con la nascita della nuova generazione di motori a quattro valvole raffreddati a liquido. La staffetta tra l'Ing. Taglioni e l'Ing. Bordi avrebbe in seguito proiettato la Ducati nella nuova generazione di moto e motori che oggi tutti ben conosciamo.
Tornando invece alla Pantah F1, nella sua relativamente breve carriera era riuscita a calamitare le attenzioni dell'intero panorama motociclistico, con exploit degni di nota e con l'avvicendarsi in sella di grandi piloti di fama (Villa, Ferrari, Lucchinelli, Adamo, Caracchi, James e persino un test con l'ormai ex-pilota Kenny Roberts tanto per citarne alcuni...). L'ammirazione era data dalla coraggiosa scelta di opporre alle concorrenti (basti pensare al binomio Joey Dunlop/Honda nella F1) una moto con un motore a due valvole per cilindro, raffreddamento ad aria e soluzioni abbastanza tradizionali (salvo l'ormai celebre distribuzione desmodromica) infilato in una ciclistica scarna, essenziale, leggerissima e maneggevole.
La Pantah, antitesi delle moto avversarie, era riuscita nell'intento di rinverdire l'amore degli appassionati Ducati sparsi in tutto il mondo proprio riproponendo l'eterno confronto tra Davide e Golia.
Una colorazione tricolore, non più frutto della coincidenza tra uno sponsor e la bandiera italiana come ai tempi di Hailwood ma volutamente segno campanilistico della voglia di esserci nonostante tutto, non faceva che accrescere l'esaltazione generale.
Una moto i cui dati principali dicevano tutto (93 CV. a circa 9500 Giri, 77 CV già a 7000 e poi ancora 125 KG. a secco, una classica coppia di carburatori PHM 41, 24° di inclinazione di sterzo per un interasse dichiarato di 1370 mm. , fonte Motociclismo- Gennaio 1985 ) .
La recente presentazione-vernissage di Madonna Di Campiglio ci riporta al presente, con sponsor a dettare i colori principali , una spruzzata di giallo in onore del fuoriclasse di Tavullia in sella ad una moto lontanissima anni luce dalla semplice e compatta Pantah, quella Desmosedici che al contrario dell' arzilla antenata mette soggezione proprio in virtù di una mandria di cavalli tenuti sotto il giogo di una complessa elettronica di bordo.
Lo spirito del post non è quello del meglio o peggio e del prima e dopo, soltanto un doveroso tributo a quel passato di cui spesso tanti fanno spallucce, ma cruciale per i destini di una casa che con l'ostinata passione di pochi seppe sopravvivere principalmente a se stessa .
Le immagini, prese di peso dal web e senza ombra di copyright, ho scoperto essere le stesse o quasi del numero di Motociclismo di Gennaio del 1985 (dalla mia collezione), a cui si devono i dati riportati e per cui ovviamente chiedo venia. Rileggendo quel numero ho visto un nome ancor oggi noto agli appassionati ma in altra veste (allora tester di Motociclismo) , oggi inviato televisivo per la Motogp.
La Pantah senza sovrastrutture |
Virginio Ferrari in sella alla Pantah ufficiale. N.B. : A lato di questo blog campeggiano altre immagini della Pantah con in sella rispettivamente Walter Villa e Marco Lucchinelli. |
125 kg!!!???
RispondiEliminati confesso che non lo sapevo.
alla faccia del progresso.
beh, certo, oggi non si spendono più le cifre da capogiro di allora; e i materiali sono quelli che sono...
;)))
sì sì, se torno in sella un bel millone non me lo leva nessuno.
:))))
In effetti rileggendo Motociclismo di quel periodo sono rimasto stupito anch'io dei dati dichiarati. Col beneficio del dubbio riguardo i 125 KG., senz'altro si tratta di una moto molto leggera. All'epoca per risparmiare peso si utilizzava molto la lega di magnesio (carter esterni motore,foderi forcella,altri particolari..), un mono ammortizzatore ad aria senza molla,i carter motore fusi in terra e i tubi del telaio di spessore minore rispetto ai modelli stradali. Del resto il regolamento F1 era molto più permissivo dell'attuale Sbk. In pratica prima dell'avvento della Motogp il mondiale per prototipi era quello.
RispondiEliminaRispetto alle cifre da capogiro che si dichiarano oggi, il team di allora aveva ben poco a cui attingere, visto che la gestione IRI-EFIM tollerava a malapena le motociclette all'interno del suo gruppo industriale!
Si,una Millona o ancor meglio una replica della Pantah con motore Desmodue-Evo sarebbe un sogno!
10.36
RispondiEliminasburbiz,
riguardo a ciò che ho scritto:
il mio stupore per il peso (oltre tutto la sospensione posteriore dell'f1 ha "un sacco di pezzi in più" rispetto a quelle di oggi) era sincero.
tutto il resto del commento va letto in chiave sarcastica e abbracciava l'intero mondo delle moto; non solo quello ducati-ncr.
per millone intendevo uno di quei cosi da 200 cv e altrettanti chili, tipo s1000rr, r1, zx10r o, peggio ancora, desmosedici.
alla millona non avevo pensato...
:)))
p.s. ma non è che tra altri 25 anni, rimpiangeremo le ruote rotonde (nel frattempo proibite per regolamento) ed i pesi under 200 kg?
:)))
Gran bella moto estrema, un' arma affilata...
RispondiEliminaIl mio sogno il motore di un RD 500 impazzito sulla mia R6 fuori regole...
Mah, il peso dichiarato alla stampa può anche darsi che fosse ottimistico, non è da escludere, ma sia alla NCR che nello stesso staff interno di Farné e soci erano davvero maestri nell'arte dell'alleggerire ogni componente. Del resto non è un mistero che i giapponesi ancor oggi nutrono per quegli uomini un estremo rispetto e moto come la Pantah godono di una sorta di venerazione anche nel Sol Levante.
RispondiEliminaTra 25 anni spero di non rimpiangere le moto in generale, perché da come vanno le cose in Italia e nel resto del mondo c'è di che aver paura!
Belan Naz,una special come quella che immagini tu sarebbe davvero da emozioni forti, ma purtroppo in Italia (e dagli!)anche il semplice tuning è osteggiato con ogni mezzo, figurarsi una special completa! Peccato però.
Tutti a fare i moralizzatori e i perbenisti, perché i motociclisti devono sempre recitare la parte dei tipi brutti, sporchi e cattivi.
Bel post :-)
RispondiEliminaA proposito di alleggerimenti potremmo dire per esempio che sulle TT2 600 nelle gare corte mettevano in coppa solo 600g d'olio, proprio per risparmare peso, e non è una leggenda.
La sospensione posteriore di questa F1 Racing, al contrario della stradale era progressiva, con lo schema che venne successivamente usato sulle 851 e poi sulle monster, ed è vero che ha piu pezzi quindi pesa di più, infatti le precedenti TT2 e TT1 pesavano qualcosa meno.
Altre particolarità l'alternatore esterno con captatori d'accensione sull'albero della distribuzione, la frizione azionata (per la prima volta su una Ducati) da un'asta che attraversa il secondario del cambio come poi è diventata regola del 900 ss dell'89 in poi ecc.
Della sospensione posteriore progressiva sapevo già qualcosa, mentre non sapevo né dell'olio "centellinato" sulle TT2 e nemmeno della particolarità dell'asta di rinvio del cambio di questa Pantah. Una volta di più devo dire grazie a tutti voi se posso dire che avere come hobby un blog non è una perdita di tempo !
RispondiEliminaIl fatto di possedere un Monster già mi riempie d'orgoglio di per sé, poi queste nobili discendenze...