mercoledì 20 ottobre 2021

Reinhold

Reinhold Roth dopo tantissimi anni di malattia ci ha lasciato. Il terribile incidente che gli troncò la carriera da protagonista nella classe 250 avvenuto a Rjeca nel 1990 lo ridusse in uno stato vegetativo fino ai giorni nostri. Quest'anno gli incidenti fatali che sono costati la vita (Dean Vignales è l'ultimo di questa macabra lista) a dei giovanissimi ragazzi ci hanno insegnato una volta di più che non si deve fermare il progresso nel campo della sicurezza, nello sviluppo di nuovi regolamenti tesi a salvaguardare l'incolumità dei piloti e in generale a guardare oltre lo spettacolo e il business, perchè il motociclismo è senz'altro pericoloso, ma lo è ancor di più quando non si agisce con prontezza e fermezza nel nome della vita umana. Il motomondiale un tempo ci regalava dei veri e propri specialisti nelle varie cilindrate, che non erano un trampolino di lancio verso la classe regina (o perlomeno non solo) e non vedevo (almeno io da spettatore) tutta questa frenetica esigenza di proiettare ragazzi in età sempre più precoci verso il traguardo Motogp. Il caso di Roth mi riporta alla mente quanti incidenti fatali abbiano costellato il cammino delle scene iridate, ma è proprio per questo che se si ama il motociclismo bisogna educare i più giovani e mettere a punto regole e circuiti che possano limitare al massimo il ripetersi di episodi che non vorrei mai più commentare. E' come nel post precedente: Belle le moto di un tempo, affascinanti e ricche di emozioni le gare nei circuiti del passato e le scariche di adrenalina che solo certe battaglie ci hanno regalato, ma il futuro deve ripartire da una consapevolezza e un'attenzione tali da mantenere vivi il ricordo di un tempo e contemporaneamente garantire maggior sicurezza a chi salta in sella verso nuovi traguardi.

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