martedì 16 marzo 2021

L'Aquila deve tornare a volare. Sul serio.

L'anniversario della nascita della Moto Guzzi è un argomento sul quale torno volentieri, perchè se negli anni ho coltivato una passione per le rosse di Borgo Panigale ho più volte ammesso che tante altre moto hanno un fascino e un carisma ai quali è difficile restare indifferenti. Ho volutamente scritto moto e non marchi perchè per me tutte le case italiane e straniere hanno saputo creare nell'arco della loro esistenza dei modelli iconici ma purtroppo anche flop clamorosi,o peggio ancora modelli che promettevano bene e in seguito si son fatti maledire dagli inconsapevoli clienti. Chissà perchè a me viene da citare la serie "piccola" a quattro valvole della Moto Guzzi (V35 Imola due, V50 Monza due e V65 Lario) della metà degli anni Ottanta. Forse perchè (ebbene si) a me la piccola Imola due piaceva un sacco e compiuti i fatidici diciott'anni come richiedeva a quei tempi il codice l'avrei pure acquistata, senonchè per mia fortuna arrivarono prima i tanti richiami per problemi alle valvole, che ne minarono la leggendaria aurea di affidabilità mandelliana, della mia maggiore età. Osservandola oggi quella serie meriterebbe un'operazione in stile "restomod" di quelle tanto in voga, perchè il fascino della moto sportiva italiana è intatto,la ciclistica di quella serie non presta fianco a critiche( A differenza della LeMans 1000) e, a parte qualche particolare (già obsoleto ed economico all'epoca) resta un bell'esempio di sportiva all'italiana che avrebbe potuto fare di più. Oggi con la base delle attuali V7 riproporre una Imola/Monza/Lario non sarebbe impossibile. L'attuale gestione della Moto Guzzi ha tutto il potenziale per ridare lustro e creare modelli degni del marchio che un tempo, mentre gli altri erano ancora alla preistoria o dovevano venire alla luce, aveva stupito il mondo con una otto cilindri a V e con la stessa incredibile capacità aveva dominato le scene con monocilindrici, bicilindrici, materiali ultraleggeri e una galleria del vento avveniristica. Quando è uscita la Imola due 350, il mercato delle sportive italiane offriva pochi modelli piuttosto datati, incapaci di far concorrenza alla sibilante Yamaha RD, e (fino all'arrivo della F3 Ducati) la Moto Guzzi sembrava avesse trovato finalmente la giusta via del rilancio anche tra i giovani. Se proprio vogliamo essere obiettivi (senza essere campanilistici) bisogna ammettere che i marchi italiani in generale hanno un potenziale incredibile,e ancora tanti modelli da rivalutare cancellando gli errori e le mancanze (economiche, progettuali, industriali,commerciali...) che un tempo ne decretarono il fallimento. Il motociclista appassionato non è da trattare come uno stupido, perchè subisce il fascino di un marchio sul serbatoio, di un'estetica che faccia sognare ma esige affidabilità, serietà, assistenza, insomma la moto la utilizza e vuole farlo con gusto e soddisfazione. Credo che i tempi siano maturi per qualcosa di più di una livrea o adesivo commemorativo anche per il rapace più famoso al mondo: L'aquila di Mandello Del Lario. P.S.: In rete ho letto di felici possessori di Imola due dal chilometraggio incredibile.Bello il web, vero?

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