martedì 11 settembre 2018

The end

Il momento dell'inspiegabile gesto di Fenati su Manzi (Moto2, Misano)
E dire che volevo parlare un pò di moto (E di una bella tripletta degli italiani e della Ducati col Dovi)  dopo tante vicende tristi! Invece lo scorso week end a Misano durante la gara della Moto2 accade qualcosa di inspiegabile: Romano Fenati, dopo una gara accesissima fatta di sorpassi e decise sportellate con Manzi, bagarre sicuramente dura e senza complimenti da parte di entrambe i contendenti, passa alle vie di fatto: "Spegne il cervello" e affiancando l'avversario  afferra la leva del freno di Manzi e dà una decisa strizzata che  fa scomporre l'assetto della moto, una cosa pericolosissima soprattutto alla velocità sostenuta che i due mezzi stanno facendo in quell'istante.
Per i non motociclisti posso garantire che non è roba da poco ed è per miracolo che questo gesto non abbia avuto un epilogo drammatico. Paradossalmente è capitato proprio a Misano, adesso circuito intitolato a Marco Simoncelli, che perdendo il controllo della sua moto ha perso anche la vita e una volta di più ci ha ricordato che il motociclismo è uno sport rischioso. Molto rischioso a prescindere.
Chi non va in moto o chi ci va una tantum forse è portato a pensare che i motociclisti siano dei matti che rischiano oltre il dovuto e chi va più forte è più matto degli altri.
Invece il motociclismo è fatto di talento, di freddi calcoli e coraggio, si rischia e si cerca di alzare il limite ma questo non vuol dire spegnere il cervello. Non cosi' almeno.
Ovviamente il mondo si è diviso in innocentisti, colpevolisti e benevolenti indotti al perdono.
In rapida sequenza la Dorna ha squalificato Fenati per due turni (Poco..) , il suo team attuale lo ha licenziato in tronco e quello dell'anno prossimo (Il Forward-MV Agusta) ha stracciato il contratto. La FMI a meno di smentite gli ha ritirato la licenza e per Fenati si preannuncia la fine di una carriera troppo breve e travagliata. Il futuro di questo ragazzo a quanto pare sarà lontano dalle corse.
Non sono un addetto ai lavori, non sono un pilota e nemmeno un giornalista, quindi posso solo esprimere il mio sentimento di motociclista quarantottenne, che di motomondiale ne ha seguito un bel pò. Oltre a questo ragazzo, che ha palesemente sbagliato e ha rischiato con un gesto insano di mettere a repentaglio la vita di un avversario, che pure l'avrà provocato ma non giustifica il fattaccio, io nel mio piccolo reputo che tutto il circus mondiale debba riflettere sulla grande  responsabilità che si ha nell'allevare i campioni di domani, trasmettendo loro valori importanti e non chiedendo loro tutto e subito, ma valutando quando sia opportuno bruciare le tappe o meno, dare fiducia o no, punire oppure premiare.
Questa volta si è deciso di punire e non si poteva fare altrimenti. Dispiace per il Romano Fenati ragazzo, ma il Fenati pilota andava punito. Punto.
Mi auguro che questo valga sempre per tutti, in ogni categoria e senza guardare in faccia a vittorie, mondiali vinti o meno, anzianità o meno, eccetera. Lo sport deve sopravvivere a tutto questo.
Altrimenti l'unica alternativa è scrivere la parola fine (the end) a tutte le competizioni.
Per inciso non sono tra i colpevolisti come si potrebbe credere e il fatto di vedere le cose dal teleschermo non mi accredita affatto, ma appunto da appassionato motociclista non mi piacciono affatto i fischi di dileggio sotto ai podi (sebbene non possa ritenermi un fans di Marquez tanto per dire uno che in questi ultimi tempi viene fischiato spesso, lo stimo parecchio come talento indiscusso e meno come personaggio mediatico..) oppure il tifo da stadio calcistico (mondo che vorrei ben distante da quello motociclistico) e rimpiango il continental circus ruspante che veniva animato da piloti e personaggi di contorno che ti facevano battere forte il cuore.
Si può ribattere che in tempi remoti le cose non si sarebbero risolte con conferenze stampa o batti e ribatti sui social. Una scazzottata dietro i box? Una bevuta nel primo pub dopo un incontro chiarificatore? Una sportellata resa al gran premio successivo? Questo proprio lo possiamo soltanto ipotizzare o fantasticarci su. Chissà che un domani anche Fenati, ravveduto e maturato dall'età , non possa rinascere dalle sue stesse ceneri e conosca una seconda carriera, migliore di questa. O forse no, abbia una vita al di fuori delle corse che comunque gli ridia la  serenità perduta e chissà, abbia l'opportunità di stringere la mano o meglio ancora abbracciare Manzi ringraziando il cielo che il suo gesto non sia andato oltre.

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