Tom Cruise e Kelly McGillis in "Top Gun", film cult degli anni ottanta, in sella alla Kawasaki GPZ |
Soffermandosi sull'uscio del garage prima dava un rapido sguardo al sottoscritto intento a pulire o smontare qualcosa e poi se ne usciva con - Lustra, lustra, la consumi !Eh, è la passione...- (Tradotto dal genovese..) oppure - Tempi duri, la moglie scalza e i bimbi nudi-
I tempi duri in effetti oggi lo sono eccome e a ripensarci di palanche ne ho sempre avuto pochine ma in passato la mia generazione viveva sognando un futuro pieno di speranze ed opportunità, quindi anche le moto erano parte del nostro microcosmo ed era scontato che a quattordici anni si avesse un motorino, a sedici si passasse in buona percentuale al centoventicinque e a diciotto al 350 (allora il codice prevedeva questo..) oppure all'automobile (tutte e due se si era benestanti o amanti del cambialone..). Nuovi o usati i mezzi poco importava, l'importante era raggiungere l'obiettivo di motorizzarsi.
Non avevamo le console di videogame e i primi computer (Ricordo il "Vic 20" di un mio compagno di scuola, con le cassette e il mangianastri, ore ed ore di scrittura dos per vedere infine un segmento muoversi..)
erano ad uso e consumo dei primi fans sfegatati dell'elettronica, il nostro massimo era avere un mezzo per spostarsi in autonomia , meglio se si poteva esibire con vanto e guidare con soddisfazione.
Gli appassionati di meccanica come me poi mettevano mano con qualche risicato attrezzo e tanto fai-da-te
agli onnipresenti vespini che crescevano a dismisura nella cilindrata e nelle prestazioni, oppure nei famosi "tuboni" (Come il mio Garelli, oppure i Fifty Malaguti , i Motron e via discorrendo..) o nelle prime costose endurine "africane" e nelle sempreverdi moto da regolarità, quelle che oggi chiamiamo enduro professionali.
Ci si ingarellava lungo le tortuose strade della riviera ligure o dell'entroterra e la vista andava oltre la curva seguente per scorgere un posto di blocco delle poche ma solerti pattuglie presenti.
Non c'erano le revisioni, che avrebbero messo in luce kit o trasformazioni fatte in casa da paura, o come minimo scarichi ad espansione sforacchiati nell'illusione di poter guadagnare qualche chilometro di velocità.
In seguito eravamo passati alle moto vere e proprie ma il minimo comun denominatore non cambiava , la passione era dentro di noi e dopo un bel giro da soli o in compagnia si rimaneva per interminabili minuti con lo sguardo posato sulle nostre cavalcature , una sorta di estasi mistica che si fatica a spiegare a chi oggi queste cose le vive di riflesso oppure non le vive e basta.
Continuiamo a vederci, siamo in pochi ormai a vivere cosi' questa passione, con pochi soldi a disposizione e le nostre moto che invecchiano di pari passo coi proprietari , un pò perchè non riusciamo a separarcene e perchè non potremmo permettercene altre ma che curiamo e coccoliamo come un tempo con la stessa espressione svanita da ingenui sognatori.
A volte mi incazzo (Si, mi incazzo rende meglio l'idea perchè "arrabbio" è dir poco..) perchè vorrei poter fare mille cose ma non ne ho la possibilità e poi mi stufo a ripetere che l'importante è la salute (E' vero, ci mancherebbe..) ma basta una occhiata ad un programma alla tv che paragona i nostri stipendi e il nostro tenore di vita rispetto agli svedesi ad esempio e il confronto è a dir poco impietoso, in barba a tutto.
I luoghi comuni sugli italiani riaffiorano prepotentemente e in buona parte hanno un fondo di verità, quindi devo stringere ancora una volta i denti, lasciar suonare la sveglia alle cinque consapevole che altre dieci ore di lavoro mi attendono , alla guida di un camion oppure in un freddo magazzino, tra sensi di colpa e rimpianti che devo ogni volta seppellire insieme al mio orgoglio, al mio passato da secchione che serve solo a spronare mia figlia a continuare negli studi per evitare che diventi una promessa mancata come me.
I tempi duri non hanno per fortuna gli stessi effetti della massima della buonanima di Gianchin e accidenti tocca a me, un motociclista ingenuo e sognatore, sforzarsi d'essere concreto e realista ogni giorno e lottare per rimanere a galla. Ah, quegli anni ottanta cosi' falsi e leggiadri, quando al massimo sognavo e mi vedevo già in sella ad una RD 350 oppure alla Ducati F3, meglio ancora se col benestare dei miei (Che non è mai arrivato...) avessi accettato l'offerta del mio primo collega di lavoro che mi propose un posto in sella ad una Honda NS 125 per disputare la gara in salita Doria-Creto , convinto che avessi i "numeri" per far bene. Sogni e basta , ecco cosa avevamo noi in testa, sogni che oggi non riesco nemmeno più a fare dormendo nel week-end! Oggi da uomini più o meno maturi bisogna essere soprattutto concreti e realisti. Forse...
Da buon motociclista non getto la spugna e nemmeno la speranza d'una inversione di tendenza, ma oggi il menù sul piatto è questo e bisogna accontentarsi. Ok, non c'è che dire, un anno cominciato bene!
Coprirsi di ridicolo e bollati d'immaturità è il minimo dopo un post del genere, ma proprio di sognare non ne posso fare a meno e prima o poi ho sempre avuto questa sensazione che qualcosa succederà. Inguaribile.
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