La RD350 LC Ypvs Mod. 2UA acquistata da mio fratello pochi giorni orsono |
Attraverso varii affinamenti si arrivò al salone di Parigi del 1982, dove la versione 31K denominata RD350 LC YPVS introdusse oltre ad un nuovo design una più evoluta versione della sospensione Monocross (Non più cantilever, ma progressiva, come del resto le consorelle da cross..) ma soprattutto il sistema YPVS (= Yamaha Power Valve System) , ovvero un sistema abbastanza raffinato di valvole allo scarico . Via via crebbero i valori di potenza , le versioni carenate e non, fino alla moto protagonista dell'acquisto di mio fratello , la "2UA", ovvero una delle ultime versioni della RD LC YPVS prodotte in Brasile per aggirare il contingentamento previsto per le moto provenienti dal Giappone. Rispetto alla 1WT, nome in codice della stessa versione prodotta però in Giappone, la RD "brasiliana" denota qualche svista nelle finiture e nell'assemblaggio, nei peraltro oggigiorno risolvibili. Si riconosce per le differenti grafiche e per le pinze freno verniciate in oro anzichè in nero. I CV che ballano da una versione all'altra con pochi accorgimenti saltano fuori e ancor oggi non sono poche le case o gli artigiani ben lieti di fornirvi lamelle e scarichi ad espansione capaci di spremere ulteriore verve ad un propulsore che non ne difetta affatto! Se proprio vogliamo il propulsore denota la sua anzianità progettuale solo nell'estetica o negli ingombri esterni, ma come carattere e grinta resta uno dei motori più belli e godibili che mai siano stati pensati in tale cilindrata. La ciclistica non è mai stata eccezionale nemmeno all'epoca, quindi è raccomandabile un minimo di apprendistato e molta cautela a chiunque avvezzo alle moto moderne intenda approcciarsi ad una moto capace di accelerare ed impennarsi in un batter di ciglia! Intendiamoci, non è quella "bara volante " cosi' come molti la definivano (forse più a scopo intimidatorio che altro).Io ad esempio abituato alla FZR 600 del 93 provai una RD 350 e mi ritrovai meno inserito in sella, più seduto, alle prese con gomme di minor sezione e una precisione in curva inferiore anche dettata dal fatto che nelle marce basse accelerando la moto non ne voleva sapere di stare giù, ma nonostante la potenza inferiore letteralmente schizzava fuori dalle curve con una rapidità sconosciuta alla mia 600! La RD 350 è una sportiva della sua epoca, che ha corso anche in pista in un trofeo monomarca a lei dedicato che ha visto debuttare molti piloti (Cito ad esempio l'ex crossista Pirovano, divenuto un big della Superbike ) e segnato perlomeno tutti gli anni 80 e i cuori di chi si apprestava a compiere 18 anni . Con le leggi di quel periodo si aveva come sola alternativa a grosse, pesanti e anzianotte 350 a quattro tempi la leggera e sibilante belvetta di Iwata. Difficile non innamorarsene.
Torniamo al 2016: Mio fratello ha scovato in quel di Milano quest' esemplare della foto praticamente immacolato e conservato con all'attivo solo 16000 Km !! Miracolosamente a parte l'olio "mummificato" nel miscelatore tutto si presenta in ottime condizioni ( Ma dov'era, in una teca di cristallo?) e dopo un esame più approfondito il bicilindrico due tempi stradale più conosciuto della sua epoca tornerà a sibilare su strada.
Mio fratello dopo tante enduro ha fatto questa rimpatriata nel mondo delle stradali, continuando a prediligere i 2T perchè per un'officina casalinga come le nostre è più semplice e meno dispendioso da restaurare e mettere a punto. Io rimango un affezionato ducatista, ma moto come questa che hanno segnato anche la mia giovinezza motociclistica e che ho avuto modo di guidare in qualche occasione, non possono rimanermi indifferenti, anzi, mi son sempre piaciute (Vedi il Gamma del mio amico Caio, visto in precedenza anche su questo stesso blog) a prescindere da marchio, provenienza e ciclo 2/4 tempi.
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