sabato 26 novembre 2011

Made in Italy oggi

Questo è un blog fatto realmente in casa, qualunquista fin che si vuole e senza pretese, che non può e non vuole insegnare niente a nessuno e che serve piuttosto a condividere una passione, nella fattispecie quella per le moto.
Premesso ciò anche un piccolo blog come questo non può esimersi dall'osservare la realtà, che contempla le novità dell' EICMA , le fiere di varia natura e importanza (Verona ,Padova ecc.) e il Motorshow ma in misura maggiore la quotidiana fuga di industrie e imprese , cervelli e investitori all'estero.
La logica imprenditoriale non mi appartiene e non ho neppure le dovute cognizioni economiche per dare un giudizio sensato (la parola autorevole è fuori luogo) ma ciò che vedo al livello che mi compete (quello della classe operaia)  basta per essere indignato(termine che va di moda ultimamente, ma tant'è..) .
Migliaia di persone si ritrovano a spasso e i vari placebo economici durano quanto basta per potersi sbarazzare di questo pesante fardello, gli stessi operai e impiegati che poco tempo prima contribuivano in maniera decisiva a fare di quel Made in Italy una realtà, non una semplice targhetta messa li' per accattivarsi la clientela.
Le due ruote non sono trainanti quanto  le quattro, ma ogni giorno aziende in crisi sacrificano i propri insediamenti o addirittura chiudono i battenti per sempre in ogni settore.
La crisi , questa maledetta crisi sarà pure a livello globale, ma la migrazione ha radici ben più nostrane e qualcuno dovrà pur assumersi delle responsabilità o attendersi prima o poi una reazione dal basso dagli esiti imprevedibili.
Io nella mia profonda ignoranza so soltanto soffrire e sperare in un futuro migliore, ma una cosa vorrei dirla, una sorta di lettera aperta ai cosiddetti soloni dell'economia e  grandi manager, questi bronzi inamovibili e ben retribuiti:  Il Made in Italy è qui, non si  può credere d'avere impunemente il diritto di fregiarsene altrove.
Un nome, una storia alle spalle di un  marchio lo si deve anche a tutti coloro che  cosi' sbrigativamente si lasciano a casa.
Questo credo vada a mortificare anche gli imprenditori vecchio stampo che nel Made in Italy credevano, investivano, tutte le menti fervide che progettavano e disegnavano vere pietre miliari , che avevano creato il mito. Sarà pure qualunquismo, ma il Made in Italy non é (era) nel mondo solo una scritta.
Mi auguro che le aziende  motociclistiche possano ancora fregiarsi del  Made in Italy a lungo, senza seguire il cattivo esempio che ha dato loro il più grande gruppo industriale del settore auto.

4 commenti:

  1. A tal proposito era da un po che cercavo l'occasione per sapere cosa ne pensi della "tua"Ducati che ha deciso di aprire uno stabilimento in thailandia,pur non avendo mai avuto una moto bolognese io vorrei appunto poter considerare le "rosse" solo bolognesi,sinceramente una decisione simile non me l'aspettavo da parte di Ducati.
    Ciao da Nicola(scrubs)

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  2. Beh, nemmeno io mi aspettavo una mossa del genere, anche se a onor del vero hanno dichiarato pubblicamente di assemblare le moto che giungono li smontate per aggirare i costi di esportazione. In passato fu già sperimentato in Ducati, con le moto costruite in Spagna alla Mototrans Ducati.
    Non si può negare che questo sia stato accolto piuttosto tiepidamente dagli appassionati, me compreso. Non vorrei un domani che "l'effetto Fiat" si propagasse anche al settore moto, con danni alla qualità, all'immagine e soprattutto ai poveri cristi che rimarrebbero senza posto di lavoro a Borgo Panigale! Rimpiango un po la comunicativa del precedente presidente (Minoli), che aveva istituito il "Desmoblog" e instaurato un vero dialogo con gli appassionati. Ricordo che al lancio della Hypermotard aveva chiesto cosa e quali modifiche avrebbero apprezzato sull'esemplare definitivo e, con grande stupore, passarono quasi in toto le richieste! Oggi noto un certo distacco tra la dirigenza e la "plebe" e questo non è un buon segno.Forse la Ducati di un tempo era troppo ministeriale, ma oggi pare troppo "markettizzata" e non mi piace questo atteggiamento freddo e superbo di certi "capoccioni". In ogni caso non sono segnali rassicuranti.

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  3. Paioli ha chiuso, Morini ha chiuso, Malaguti ha chiuso. Chi sarà il prossimo? Notizia di Dicembre: moto e scooter giù del 43% (vedi Motociclismo).

    Guarda, secondo me la colpa del "made in italy" come etichetta ce l'hanno anche i produttori "furbetti", quelli che ne hanno abusato.
    Vivendo all'estero, e toccando con mano l'appeal della bandierina italiana su prodotti che di italiano hanno solo la foto della torre di Pisa sulla confezione (paste, prosciutti, mozzarelle, formaggi vari, vestiti, scarpe, etc.), ti posso dire la delusione da italiano che provo quando vedo delle belle scarpe (oggettivamente migliori di tanta produzione tedesca) e poi leggo il pezzettino di carta minuscolo che recita "made in Romania", o Turchia, o Bangladesh, o vattela a pesca.
    Insomma, a che gioco giochiamo? Giochiamo ad un gioco semplice: quello di chi porta avanti il made in Italy (quello vero) e chi semplicemente campa sopra le spalle degli altri.
    Prendi l'abbigliamento moto: quante marche blasonate ed identificate nel mondo come prodotto italiano poi... vai a guardare l'etichetta e... scopri che sono fatte dappertutto tranne che in Italia. Tanto per non fare nomi, penso a Dainese. Le ho comprato una giacca Dainese D-Tec orgoglioso di un prodotto top italiano. Puoi immaginare il mio disappunto (chiamiamolo così) quando un anno dopo mi è caduto l'occhio sulla minuscola etichetta: "Made in Romania". Mi sono cadute le braccia, come made in Romania? Che significa? Perché???
    Poi se vai sui vari blog trovi sempre il saputello di turno che ti dice: "e che t'importa? Se il prodotto ti piace che ti cambia se non è fatto in Italia? E poi lo sai... il marketing, la delocalizzazione, bisogna essere competitivi, il brand, il blablablabla..."
    Cioé, ti rendi conto che ci sono persone che non vedono più in là del loro naso? Sono state talmente imbottite di termini e paroloni anglosassoni che ormai ragionano con la testa degli uffici marketing delle case.
    Non vorrei usare parole forti, forse sono io che ragiono male, forse sono un sempliciotto, non so... Ma a casa mia, l'uso che molte case (italiane) fanno del marchietto "made in Italy" ha un nome semplicissimo: truffa.

    Ducati? Andiamo a vedere quello che c'é scritto sul loro sito: "Ducati è orgogliosa testimone del Made in Italy, l’essenza dello stile italiano si manifesta nelle linee di ogni moto....[omissis]".
    Loro son testimoni del made in Italy? Si, In Thailandia.
    Vogliamo parlare della Diavel marchiata AMG? Mamma mia! Fior di quattrini per avere le scrittine AMG e tanti particolari colorati AMG-style. Il trionfo dell'idiozia motociclistica.
    Insomma, mi sembra che molte aziende italiane si ostinino a tagliare il ramo sul quale son sedute. La loro lungimiranza è quella di un cieco presbite con il passamontagna al contrario.
    A questo punto tanto di cappello ad Aprilia che ha scelto di lasciare la produzione Guzzi a Mandello.

    Dai, per sorridere vedi il mio post "meid in italy", eheheheheh http://www.motobugs.com/it/forum/5-motobar/1924-meid-in-itali.html#1951 (e fammi fare un pò di sano spamming!)

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  4. Sacrosanto. Il vero Made in Italy è e deve continuare ad essere progettato e realizzato in Italia. Ci vuole una legge più chiara in merito, affinché si impedisca la de-localizzazione. Vorrei vedere quante Ducati venderebbero con la scritta "Made in Thailandia" ! Mi auguro che non vadano oltre l'assemblaggio di parti esportate per quei mercati.

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