Honda 750 Four |
Rispetto alle Ducati, Guzzi e Laverda non poteva certo vantare la stessa solidità e lo stesso rigore della ciclistica cosi' come permettersi di gettare il guanto di sfida in pista, ma in tutti gli altri frangenti le carte vincenti delle finiture e soprattutto dell'affidabilità la fecero balzare agli onori della cronaca e delle preferenze, insieme ad un motore a quattro cilindri che gli appassionati speravano da tempo di veder produrre in serie.
Le case inglesi purtroppo perseverarono senza retrocedere d'un millimetro dalle loro convinzioni e persero soprattutto la carta dell'affidabilità , mentre per un soffio le italiane sopravvissero all'onda d'urto soltanto per bontà delle loro solide credenziali telaistiche e poco più .
Da quel momento fu un susseguirsi di altri best-seller giapponesi come la potente Kawasaki Z1 900 dal motore indistruttibile (che cancellò in un colpo solo le terribili "bare volanti" tricilindriche della serie Mach 400/500/750 ) , fino ai giorni nostri in una staffetta tutta Honda/Yamaha/Suzuki e Kawasaki.
Portate rispetto alla Four anche se siete ducatisti come me, perché comunque la pensiate grazie a moto come quelle si sono dovuti adeguare tutti nel rivalutare gli standard di serie .
Era il 1968 e da quel salone di Tokio l'industria della moto non fu più la stessa.
Avrebbe potuto esserlo prima ancora una Gilera o una MV ma onore al merito e grazie a Soichiro Honda.
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