martedì 22 aprile 2014

L'oggetto meccanico

Ducati NCR 900 ai box del circuito del Montjuic (Immagini scaricate da Google..) 
A cavallo tra le varie festività pasquali ,il 25 Aprile e le giornate di lavoro caratterizzate da un meteo alquanto bizzoso, trovo ancora qualche scampolo di tempo da dedicare alla navigazione sul web. Ogni tanto trovo delle immagini (E qui mi auguro di non ledere alcun diritto d'autore,in ogni caso sono pronto a cancellare ogni foto non gradita o d'esclusiva altrui..) davvero interessanti (Almeno per me..) e mi piace condividerle con gli altri. Quando le immagini riguardano le Ducati del passato, specie quelle relative agli anni Settanta e Ottanta e in particolar modo le moto preparate dall'officina NCR, rimango incantato a scrutare ogni minimo particolare. Non a caso si rimane esterefatti di fronte alla certosina meticolosità con cui il piccolo team bolognese soppesava ogni minimo particolare, alleggerendolo e migliorandone la funzionalità. La lotta con l'affidabilità e i mezzi economici dei colossi nipponici era impari, ma era tale il pregio delle moto delegate a rappresentare la Ducati sui campi di gara che anche da parte degli avversari probabilmente l'ammirazione e la stima contribuivano ad accrescere il mito del bicilindrico italiano che oggi tutti conosciamo.
A quei tempi era la meccanica a farla da padrone, che si trattasse di motore o ciclistica. L'impianto elettrico era quasi un accessorio e l'elettronica di oggi a dir poco fantascienza. Altri tempi direte, con tutt'altra generazione di piloti, meccanici, tecnici e circuiti dal paragone impossibile.
Sapete quanto io sia obiettivo e quanto lontana da me sia l'infatuazione da Ducati-fans, però un pizzico d'orgoglio mi sorprende sempre quando vedo che all'estero una sorta di venerazione esiste dal primo momento che gli italiani hanno messo mano alle due e alle quattro ruote. In tempi bui come questi mi auguro che si torni a ragionare sul vero senso del made in Italy, sul talento capace di sopperire a ciò che manca trasformandolo in una marcia in più. Nel campo dell'innovazione tecnologica gli italiani hanno dimostrato di saperci fare e di poter stupire ancora. Tutte cose dette e stradette anche in questo blog, ma evidentemente quando si vedono aziende che si trasferiscono armi e bagagli altrove, leggi alquanto miopi e poco lungimiranti e tanto altro ancora...


2 commenti:

  1. Anche se non posso certo definirmi un ducatista mi trovo lo stesso d'accordo con quello che hai scritto,nippo motorizzato da una vita non ci penserei comunque 2 volte a prendere un prodotto italiano se ci fosse qualcosa di adatto alle mie esigenze ad un prezzo.....umano,rimpiango anch'io l'epoca in cui era la meccanica a farla da padrone e le moto non avevano niente a che fare con i computer ma ormai indietro non credo si possa più tornare.
    Ciao da Nicola(scrubs)

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  2. Ciao Nicola. Indubbiamente per una serie di fattori (Non sempre giustificabili..) il prezzo delle moto italiane non gioca a favore rispetto alle giapponesi che nel rapporto qualità/prezzo hanno sempre avuto il loro cavallo di battaglia. Hai ragione inoltre sul fatto che non si può far marcia indietro, soprattutto quando la tecnologia sposa una maggior consapevolezza in fatto di sicurezza. Quando ho provato la nuova Hyper mi son detto: < Ma queste mappature,l'Abs e il traction control eccetera valgono realmente la pena?> Si, perchè mentre ero alla guida rapportavo il tutto alla mia "vecchietta" ed ero ben conscio che il margine era superiore. C'è ancora spazio per i particolari lavorati artigianalmente e certe special lo dimostrano, ma pure alcune moto di serie ci stanno tornando su, come la NineT della Bmw, che probabilmente non acquisterei ma che apprezzo come filosofia. Obiettivamente lo stesso discorso alla Ducati con le Sportclassic non è riuscito bene, sia per il prezzo che per alcuni particolari giù di tono. Ok un motore a due valvole che punti sul carattere anzichè sulle prestazioni, ma allora il resto deve valere il prezzo di listino. Ai giapponesi un tempo criticavo il fatto di cambiare troppo spesso e a volte senza un filo conduttore, ma vedo che oggi tendono a migliorare ed affinare anche i modelli più venduti e allora è difficile trovar loro dei veri e propri difetti. A me quando una moto piace piace a prescindere dalla sua provenienza. Quelli che non vedono oltre il proprio orizzonte più che appassionati li vedo come tifosi, termine che già di per sè non mi piace e che indica una faziosità che si trova anche nel web e a volte mi fa cliccare altrove.

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