Ducati 888, Team Ferracci, driver Doug Polen |
Fin dalla nascita della superbike mondiale la Ducati è stata l'unica casa motociclistica a non venir meno all'impegno diretto, pur considerando il non semplice confronto con i colossi stranieri e la scelta di impegnarsi a gareggiare e vincere con un motore bicilindrico, un telaio a traliccio di tubi d'acciaio e la distribuzione desmodromica, ovvero tanto di ciò che nella sua pur giovane storia ha caratterizzato la casa bolognese.
Gli appassionati sono divisi tra quanti si sentono "traditi" dalla scelta dirigenziale nei confronti della "loro" fede radicata nel tempo e chi vede soltanto l'ultima casa in ordine di tempo disimpegnarsi ufficialmente dalla categoria, lasciando (almeno ufficiosamente) a team, preparatori e piloti l'onore e l'onere di continuare il cammino intrapreso verso la metà degli anni Ottanta. Io sto prudenzialmente a metà strada, guardando al passato con tanti buoni auspici per il futuro. E' importante che la Ducati resti coerente con se stessa e la sua giovane storia, il suo Dna sportivo e relativo travaso nelle moto di serie, il suo essere fuori dal coro e il suo coraggio d'osare, le risorse umane e le relative intuizioni. Uniformando un mito lo si spegne, non ha più senso e non importa a quale campionato partecipi. Un pò di rosso in meno purché nel cuore resti se stessa , migliorando senza snaturarsi.
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